Ha chiuso da pochi giorni i battenti una delle Mostre del Maggio Castiglionese 2006 che, a gran richiesta, è stata prorogata fino al primo fine settimana di giugno: si tratta di “Giocattoli ed oggetti curiosi dal mondo”, organizzata dall’Associazione Occhi della Speranza Onlus e curata dal Presidente Carlo Landucci e da Paolo Verrazzani.
I numeri parlano da soli: circa 2200 persone hanno visitato questa esposizione di giocattoli e fotografie provenienti dai numerosi viaggi effettuati dai volontari dell’Associazione. Tra questi, circa 700 sono bambini e ragazzi delle Scuole, dall’asilo agli istituti superiori. Numerose classi si sono infatti recate nella Sala della ex Pinacoteca del Palazzo Comunale per ammirare “gli oggetti curiosi dal mondo”, soprattutto dall’Africa, perché è lì che Landucci e la sua Associazione operano.
“E’ proprio il contatto con questi ragazzi uno dei più importanti obiettivi che abbiamo raggiunto – dichiara il Presidente Landucci – con questa mostra volevamo far capire ai nostri studenti la differenza tra la loro vita e quella dei loro coetanei africani. Anche se questi ultimi non hanno nulla, dai loro occhi traspare una serenità che spesso noi non abbiamo. E i giocattoli in mostra, realizzati dai bambini africani stessi, dimostrano la loro grande creatività e che con poco si divertono più dei nostri. Devo dire – conclude Landucci – che da parte delle scuole, c’è stata una bella risposta, sia in termini di interesse che in termini di offerte”.
Ma oltre alle offerte spontanee, positivi anche i proventi derivanti dalla vendita del catalogo della mostra, realizzato con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale, di Roganti srl Costruzioni e restauri e Edil 92 di Mangioni & C.. Tutto ciò permetterà all’Associazione Occhi della Speranza Onlus di realizzare un secondo laboratorio ottico nella missione di “S. Giuseppe” a Kitwe in Zambia, completare sei case del lebbrosario di San Francesco a Solwezi e sostenere le ventotto famiglie che vi vivono.
Il prossimo obiettivo che si pone l’Associazione è quello di dare vita a dei veri e propri campi di lavoro nella missione di Solwezi, per permettere ai sempre più numerosi volontari di rendersi utili direttamente in loco.