
Continua sempre più appassionante e coinvolgente la stagione teatrale realizzata da LSt al Teatro Caos di Chianciano Terme: il pluripremiato ed applaudito Collettivo Controcanto presenta "Settanta volte sette". Con il titolo tratto da una citazione dal Vangelo di Matteo, (18,22) che risponde alla domanda su quante volte sia opportuno perdonare le offese ricevute, lo spettacolo debutta nel giugno 2019 alla quinta edizione de' I Teatri del Sacro di Ascoli Piceno e viene considerato dalla critica come "la vera rivelazione del programma".
Ma per arrivare a Settanta Volte Sette, Controcanto Collettivo è passato per alcuni altri stadi creativi: Felici Tutti (2011), dedicato al tema dei confini, importante per definire il metodo di lavoro e di creazione collettiva della drammaturgia; poi c’è NO – una giostra sui limiti dei limiti imposti (2013), incentrato sul concetto di divieto, che al Roma Fringe Festival del 2014 ha vinto il premio della critica; quindi il debutto a Roma nel maggio 2016 di Sempre Domenica, un lavoro sul lavoro, vincitore di Inbox 2017.
“Con Settanta volte sette - dichiara la regista Clara Sancricca - il nostro collettivo affronta il tema del perdono e della sua possibilità nelle relazioni umane. Nella sua gloriosa storia questo concetto ci sembra essere giunto ad un inglorioso epilogo, che lo vede soccombere alla logica - attualmente vincente - della vendetta. Un tempo ritenuto il punto di arrivo di un percorso destinato a pochi spiriti eletti, appare oggi, nell'opinione comune, come il rifugio dei più codardi e la scappatoia dei meno arditi, in una società che riconosce e accorda alla vendetta il primato nella risoluzione dei torti e dei conflitti. Chi perdona sembra sminuire il torto, giustificare l’offesa, mancare di rispetto alla vittima, farsi complice del colpevole. Eppure il perdono protesta per innescare pensieri diversi, per aprire a logiche nuove; protesta contro l’assunto che al male vada restituito il male. Ci ricorda che dentro la ferita, dentro la memoria del male subito e al di là di ogni convenienza, esiste la possibilità di un incontro. E che questa possibilità non ci sfida dall’alto dei cieli, ma è concreta, laica e umana”.
Attraverso scene taglienti, di apparente quotidianità familiare, lo spettacolo racconta la tragedia, quasi casuale, di una notte nei locali romani: un giovane uccide un altro giovane. Il racconto va veloce, tra la costernazione e la rabbia dei parenti, la brusca «educazione» del carcere per il colpevole, il vaniloquio legale delle indagini. Ma è dal profondo delle coscienze (quelle femminili, non casualmente) se il riavvicinamento e addirittura il «perdono» possano almeno balenare all’orizzonte.
Dialoghi serrati, sempre pieni di tensione assieme a una parlata romana fluida, diretta, sono caratteristiche del teatro di Controcanto Collettivo, puntando alla freschezza naturalistica che arriva senza patetismi in faccia allo spettatore.
Con l’impianto scenografico realizzato in collaborazione con Antonia d’Orsi, i costumi di Francesca di Giuliano e le luci di Cristiano di Nicola sul palco la stessa regista con Federico Cianciaruso, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero. Nessun moralismo e nessun compiacimento, ma un racconto che stringe la gola e il cuore. E se produce una lacrima non furtiva, sarà da annotare tra i rari primati della scena di oggi. Non quella religiosa né laica.
Quella che non rinuncia ancora al senso e all’emozione.
di Maria Elena Gori