Ecco cosa ci racconta:
-Cosa significa dipingere per te?
-Per me è la vita: io vivo di colori. Musica e colori. Sono tutto per me. Mi piacerebbe dipingere in un altro modo, più figurativo, ma sento molto il colore, lo uso con sicurezza ed è la mia forza.
-Cos'è per te l'arte?
-è un'interpretazione, qualcosa che ti esce dal cuore. E' inspiegabile, mi mette di buon umore. In qualsiasi momento io con la pittura mi tranquillizzo. Mi fa sentire soddisfatta.
-Qual è il tuo stile?
-Lo chiamano informale ma per me sono colori, una teoria di materie colorate. Ho cominciato a dipingere con uno stile figurativo ma siccome non ci riuscivo come avrei voluto, cosa facevo? con gli stessi colori lo cancellavo. E allora rimanevano queste sovrapposizioni che coprivano ogni parte della tela, celando quello che c'era sotto. Dipinto sopra dipinto. Dipingo di notte a una velocità folle e ci metto solo tre o quattro ore a fare uno dei quadri più grandi. La luce artificiale mi da una rifinitura e quando inizio a dipingere non mi fermo finché non lo finisco, senza ritornarci sopra. D’istinto senza correzioni. Mi piace poi vedere come alla luce giorno si riveli completamente tutto un altro quadro, di altri colori.
-Cosa cerchi nella pittura?
- E’ istinto, energia. La testa e le mani camminano per conto loro. Non cerco niente è una cosa che mi tranquillizza, è una cosa che accade. Quando nel dopoguerra da piccola sono andata a vivere in Argentina non parlavo castigliano, solo tedesco e rumeno, perché sono nata in Romania. Le mie compagne di scuola mi scansavano perché non volevano fare amicizia con quelli che scappavano dalla guerra. Quando ho capito che parlare in tedesco significava rimanere da sola ho deciso di non parlare e per 8 mesi non ho detto parola. Neanche a casa parlavo ma avevo una borsetta di vernice con i miei colori e quella era la mia comunicazione con il mondo. Dopo questo periodo di chiusura e isolamento ho iniziato a parlare castigliano; è stata la pittura ad aiutarmi ad inserirmi nella mia nuova realtà e ad essere accettata dagli altri.
-Cosa ti fa sorridere?
-I colori.
-Tutti i colori?
-No, il fucsia e il viola. In Argentina non sono abituati a questi colori perché sono violenti, di grande impatto. Colori fluo, e loro si spaventano. Sperimentare con sassi, sabbia, sale grosso, con materie prime naturali. Mi fa molto effetto e mi tranquillizza, mi piace.
-C'è qualcosa a Montepulciano che ti ha ispirato?
-In tutte le case in cui vivo, a Napoli, a Buenos Aires, in qualunque posto, c'è una chiesa accanto a me che posso vedere dal mio letto. Quando sono arrivata qui a Montepulciano la prima volta vent'anni fa, scoprii San Biagio ed allora mi dissi "voglio assolutamente vederlo dalla mia finestra”.
-Qual è la maggiore soddisfazione che ti ha dato la pittura?
-Poter dire che è una cosa che faccio per me, senza dover chiedere il permesso a nessuno. Dipingere aumenta la mia autostima e prescinde dal giudizio degli altri. Può suonare orribile quello che dico. Per anni non ho voluto vendere le mie opere perché le ritenevo parte di me. Oggi invece le vorrei vendere. Per esempio, in Argentina mi dicono "lei non sa cosa hanno le sue mani, quella forza, pensi quanto lascerà ai suoi figli e ai suoi nipoti queste opere." Io penso che quello che lascerò ai miei nipoti non mi interessa, vorrei vendere qualcosa adesso. Io sono qui ed ora.
-Tu parli della forza dei tuoi dipinti, della violenza dei colori ma tutto questo contrasta con la tua apparenza delicata. Perché?
-Io colleziono ippopotami per esempio e l'ippopotamo ha due aspetti, uno tenero legato all'immaginario e alla fantasia da film Walt Disney e un altro aggressivo e solitario. Da bambina in Argentina a scuola mi mettevano sempre da parte e per i miei genitori ero un pacco che portavano di qua e di là. E allora io mi sentivo un po' come l'ippopotamo: un animale molto aggressivo che sta sott'acqua ed emerge per attaccare... ora sono uscita e rivendico me stessa, la mia forza. Ho una collezione di 5.000 ippopotami, di forme diverse e l'unica cosa commerciale che ho fatto e che ha funzionato è stato per l'appunto un ippopotamo disegnato per Hermes che hanno utilizzato e mi hanno pagato le royalties durante i 5 anni.
-Raccontaci qualche progetto immediato o futuro
-Vorrei poter vendere e fare un qualcosa di più commerciale ma non riesco a fare ciò che mi chiedono. Mi piacerebbe poter dipingere quadri per un albergo, per degli architetti, per una banca e se mi dicono "fa tutto blu" io gli faccio 20 quadri blu e loro possono scegliere. Questo mi piacerebbe almeno commercialmente potrei avere un ritorno, non dico che potrei vivere di questo però mi darebbe soddisfazione. Mi sento completamente schiacciata da duemila quadri, in Argentina ho 100 quadri che girano da un’esposizione all'altra ma non si vendono. Tutti dicono "che meraviglia", mi conoscono tutti, grande gloria, grande visibilità ma lì si ferma tutto. Oggi, mi piacerebbe avere una gratificazione anche economica.
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