MONTEPULCIANO – Presentato venerdì 28 dicembre 2007 ad Abbadia di Montepulciano il volume “La Casa del Popolo e la Casa del Fascio ad Abbadia di Montepulciano” di Alessandro Angiolini, ed. I libri di Polis.
Erano presenti oltre all’autore, il Prof. Alessandro Orlandini, storico e Presidente dell’Archivio Storico del Movimento Operaio Democratico Senese; il Sindaco di Montepulciano, Massimo Della Giovampaola, e l’on. Franco Ceccuzzi, deputato del Partito Democratico e Presidente dell’Associazione Polis.
Come scrive proprio Ceccuzzi nella sua introduzione, questo libro è il primo edito da Polis, è il primo scritto da Alessandro Angiolini ma soprattutto è il primo che si prende cura della storia di Abbadia di Montepulciano.
Già gli etruschi abitarono in quest’area ed i romani vi costruirono una fornace per la produzione di ceramiche da mensa. Il primo documento in cui si parla di quest’ “abbazia” risale al 1084 e gli statuti comunali del 1337 annotano che Abbadia era una delle “ville” più importanti del distretto di Montepulciano.
La storia narrata dal libro, scritto con lo stile incisivo della cronaca giornalistica e con la passione dello storico e del ricercatore, parte dal 1915 ovvero dalla costruzione della Casa del Popolo voluta dai socialisti della Val di Chiana quasi a difesa di tutti i proletari del sud – senese.
E la “casa”, nella minuziosa ricostruzione di Angiolini, arricchita da una raccolta di preziosissime testimonianze orali, diventa la boa attorno alla quale girano 35 anni di fatti, cronache, avvenimenti anche di inusitata gravità; una sorta di epicentro delle vicende di una popolazione che oggi si riconosce tra le più “rosse” e sindacalizzate d’Italia.
Il volume raccoglie anche immagini inedite tratte dall’archivio della sezione comunista di Abbadia tra cui quella, particolarmente drammatica e finora sconosciuta, dell’impiccagione del giovane Giuseppe Marino, vittima dei nazisti, nel centro di Montepulciano, il 23 giugno del ’44.
Ma la storia raccontata da Alessandro Angiolini, che è stato amico d’infanzia di Franco Ceccuzzi, si irradia ad un territorio più ampio che comprende tutto il senese con accenni anche alle province di Arezzo e Siena, suscita anche interrogativi sul perché avvenimenti drammatici come quelli avvenuti nella piccola comunità di Abbadia siano stati dimenticati tanto rapidamente mentre forse meriterebbero ancora una diversa collocazione nella memoria storica collettiva.
Tra i tanti merita una sottolineatura la barbara uccisione di due giovani agricoltori di Abbadia, i cugini Bruno e Ottorino Castellani, rispettivamente di 25 e 27 anni, trucidati in una notte dell’estate del 1921 nel cortile della propria casa, sotto gli occhi delle mogli (entrambe incinta) e degli altri familiari.
Angiolini dedica a questo capitolo una ricostruzione particolarmente attenta affidandosi ad una narrazione serrata che restituisce tutto l’orrore per un omicidio crudele, perpetrato con una violenza inaudita.
I due, che abitavano in un podere della Fila dei Conti Bastogi, furono oggetto di una sorta di esecuzione, compiuta a bruciapelo, e morirono dopo una breve agonia; dell’omicidio fu sospettato anche un cognato di Bruno, poi prosciolto dopo un anno di detenzione. Ma documenti e ricostruzioni successive tolgono ogni dubbio sulla matrice fascista dell’assassinio.
I fatti sono riportati attingendo alle cronache dei giornali dell’epoca ma avvalendosi anche delle testimonianze di abitanti che riportano i racconti degli anziani.
La speranza espressa da Alessandro Angiolini – ed esplicitamente condivisa dall’on. Ceccuzzi – è che, anche grazie ad un’opera del genere, la Casa di Abbadia possa rinascere come Casa di tutto il Popolo ed in questo senso si registra già un impegno dell’Amministrazione Comune di Montepulciano e delle forze politiche.