LA BONIFICA LORENESE O LEOPOLDINA
Nella seconda metà del '700 la Chiana è
descritta in diverse relazioni quasi prosciugata dalla Chiusa
dei Monaci al callone di Valiano, con numerose colmate e qualche
tratto acquitrinoso ai lati del canale e nei fondali ed ampie
strisce incoltivabili adibite al pascolo (comunanze).
Nel 1742 rimanevano ancora da bonificare il lago
di Chiusi, il lago di Montepulciano e una certa quantità
di terreno ricompresa nella fascia circostante il canale Maestro
della Chiana. Il terreno bonificato portò ad un aumento
della popolazione ed alla realizzazione di nuove case per i contadini.
Alla notevole fertilità dei terreni risanati, si aggiunsero
nuovi e più razionali criteri di coltivazione, determinando
un certo miglioramento delle condizioni generali, ma l'obbiettivo
era ancora lontano da essere raggiunto.
Con Pietro Leopoldo, l'opera di bonifica assume un
significato nuovo: l'intervento non è più unicamente
diretto a fine "particulare", ma viene inserito nel
nuovo indirizzo della sua politica a favore delle campagne. L'azione non si limita quindi al solo aspetto idraulico ma investe
tutta la gamma dei problemi di infrastrutture indispensabili a
garantire le condizioni degli abitanti assegnando loro case nuove
o rinnovate. Uno dei primi atti compiuti dal Granduca, fu quello
di inviare Leonardo Ximenes in Val di Chiana per elaborare un
progetto dei lavori necessari al definitivo risanamento della
valle.
Lo Ximenes propose di abbassare la " Chiusa
dei Monaci", di fabbricare diversi sostegni lungo il Canale
e dimostrò che l' abbassamento della chiusa non avrebbe
arrecato danno alcuno alle piene dell' Arno e quindi a Firenze.
Al progetto si opposero alcuni dei maggiori esperti del momento.
Primo fra tutti il matematico Tommaso Perelli il quale dimostrò,
correva l'anno 1769, l'inopportunità dell'intero progetto
dello Ximenes e propose, tra l'altro, di scavare tutta una serie
di canali per consentire un deflusso rapido delle acque del Callone
di Valiano.
Di fronte a due pareri così discordi, Pietro
Leopoldo decise di recarsi sul posto e scegliere, con cognizione
di causa, il progetto migliore. Si recò in Valdichiana
alla fine del 1769 dove potè assistere alla grande colmata
tra il callone e il ponte di Valiano. Al termine il granduca redasse
una serie di osservazioni sullo stato della bonifica e sugli impedimenti
da rimuovere (tra cui quelli delle autorità religiose);
al 1771 risale un suo mutuproprio con cui invitava i proprietari
di terreni paludosi a bonificarli nel loro interesse e per il
bene comune.
Dopo attenta riflessione il Granduca decise di approvare
il progetto del Perelli e redasse un piano operativo generale
che prevedeva, tra le molte cose, la costruzione di vie interne
di comunicazione e la eliminazione di tutte le gabelle intermedie
(1781).
Per porre fine ai contrasti che le opere di bonifica
della valle avevano suscitato fra i due Stati, si arrivò
alla firma di un concordato fra Pietro Leopoldo ed il Papa Pio
VI (1780), con il quale, oltre alla regimazione delle acque che
scorrevano nella zona di confine, venne convenuto di costruire
un argine artificiale sulle colline di Chiusi (dove si trova ancora
oggi, vicino alla stazione di Chiusi) a netta separazione fra
la Chiana romana e quella toscana. In tal modo il canale Maestro
potè riversare in Arno tutte le acque del bacino, comprese
quelle del torrente Tresa un tempo immissario del Trasimeno e
già convogliate artificialmente nel lago di Chiusi ed escluse
quellle del torrente Astrone dirottate a S in territorio umbro
nel torrente Chiani.
In un registro del canale Maestro compilato nel 1791
e composto da un atlante di oltre 100 carte topografiche, a china
ed acquerelli, sono segnati tutti i terreni a ridosso dell' alveo:
colorati in giallo quelli appartenenti alla corona, in rosso quelli
dell' Ordine di Santo Stefano e in bianco quelli dei proprietari
privati. La valle, considerata fin dall' antichità il "granaio
d'Etruria" aumentò la produzione cerealicola da 5.200
quintali del 1765 ad oltre 100.000 della fine del 1700.
Per conseguire la completa regimazione delle acque
saranno necessari alcuni decenni e più ancora per mettere
in pratica le riforme e le opere idraulico-agrarie volute da Pietro-Leopoldo.
Queste saranno condotte dal 1789 al 1827 personalmente quale esecutore
o quale soprintendente l' aretino Conte Vittorio Fossombroni,
(nato nel 1754 e morto nel 1844) avvocato, noto come fine diplomatico
e saggio amministratore il cui monumento si trova in Piazza S.
Francesco ad Arezzo.
Nel 1782 il Fossombroni fu, infatti, nominato "
Visitatore dei Beni di Campagna", mentre la situazione della
valle nel 1789 quando il Fossombroni assunse in pratica la direzione
dei lavori era descritta nella " Carta generale della Val
di Chiana " contenuta nelle sue " Memorie " ed
è così riassumibile:
- la maggior parte della valle, compresa tra Valiano
ed Arezzo, era completamenta bonificata;
- i terreni che si trovavano nelle zone adiacenti
ai corsi bassi dei fiumi, erano ancora improduttivi.
Partendo da queste osservazioni, il Fossombroni confermò
che in Val di Chiana non c'era più bisogno di lavori che
la rendessero fertile, ma di un'opera manutenzione coordinata,
al fine di stabilizzare le condizioni raggiunte dopo due secoli
e mezzo di bonifica. Il Fossombroni, accanito sostenitore del
metodo di bonifica mediante "colmata ", propose quindi
di dare a tutta la campagna circostante il canale Maestro della
Chiana, una pendenza regolare, di abbassare nuovamente il livello
della Chiusa dei Monaci e di quella del Callone di Valiano al
fine di ottenere un più copioso scarico delle acque verso
Arezzo. Il conte aretino, manterrà l' incarico anche durante
la parentesi del regno d' Etruria e della reggenza di Elisa Baciocchi
sorella di Napoleone (1809-1814), poi con Ferdinando III e infine
con Leopoldo II.
Nel 1820 saranno concordate con la Santa sede le
bonifiche interessanti le aree a S dei chiari di Montepulciano
e di Chiusi (ancora congiunti nelle stagioni di piena) con lavori
al palude della Biffa e alle Bozze e con l' inalveazione dei torrenti
Maranzano ed Astrone. La direzione dei lavori era intanto passata
a Ferdinando Capei presto travolto da un' inchiesta amministrativa,
e quindi all' ing. fiorentino Alessandro Manetti al quale fu affidata
la progettazione di un nuovo piano di bonifica. A Capei si deve
comunque l' aumento del 1826 della caduta del canale mediante
un suo ulteriore approfondimento.
Nel maggio del 1827 Leopoldo II accompagnato dal
Fossombroni visitò la Valdichiana e dai suoi scritti ricaviamo:
[...] Traversai rapidamente quella ricca valle,
piena di popolazione e di coltivazioni, e fermai a Fojano, dove,
fattasi notte, i fuochi che si accesero indicavano le case coloniche
e dove più numerosi le fattorie e le castella, le torre,
le città. Il vecchio Fossombroni piangeva e poté
sol dire:<<Mi rimproverano aver speso in far a Vostra Altezza
una provincia nuova, ne avrei volute poter fa dieci>>; a
me restò l'animo compreso. Tornai ad Arezzo, quindi in
Chiana di nuovo, e dal Torrione
mi feci spiegare da chi lo aveva fatto le vaste colmate della
Foenna, le quali in proporzione al fiume veda grandi; e mentre
la compagnia proseguiva a veder Chiusi m'inoltrai solo nelle Bozze
chiusine e vidi maravigliato come con un fiumicello di assai piccola
portata si empivano delle gronde di lago profonde e si riducevano
a terra sana da coltivarsi in breve.[...]
Al Manetti e, in epoca post-unitaria, a Carlo Possenti
si deve l' esecuzione dell' ampio reticolo dei canali minori (allaccianti
e trasversali) che permise la separazione delle acque chiare dalle
torbide convogliando le prime direttamente al canale Maestro e
le seconde alla fine del canale stesso. E' del Manetti la deviazione
del Salarco e la realizzazione di una
vasca di contenimento con una cascata artificiale alta 6 metri
nel 1846.
Il piano elaborato dal Manetti, a partire dal 1838,
si poneva in contrasto con le linee di bonifica tradizionale basate
essenzialmente sul sistema delle colmate (tanto caro al suo maestro
e protettore Fossombroni) che comportava un lento rialzamento
dei fondali soggetti ad alluvione anche se già coltivati
e , di conseguenza, l'inutilità di procedere ad un rialzamento
della Chiusa dei Monaci. Ma tale provvedimento (accettato alla
fine dallo stesso Fossombroni) fu indicato da Manetti come risolutore
(sotto la sua direzione il regolatore aretino fu abbassato di
oltre 5 m) e accolto più tardi, nel 1867, anche dall' ispettore
regio Possenti.
Se il piano realizzato da Manetti costituì
un compromesso tra bonifica per colmata e bonifica per essiccazione,
Possenti rimproverò agli esperti degli ultimi due secoli
di non aver difeso con più validi argomenti la bonifica
per essiccazione che si fondava su principi a suo parere più
razionali. Sarebbe stato in sostanza necessario scavare fin dall'
inizio al centro della valle, dal Chiaro di Montepulciano alla
Chiusa dei Monaci, un ben più profondo canale che potesse
ricevere le acque di tutti gli affluenti e, allo stesso tempo,
diminuire il deflusso della piena nell' atto di passaggio in Arno.
Non risparmiò critiche allo stesso Manetti il cui progetto
risentiva ancora troppo dell' influenza del Fossombroni e delle
opposizioni dei fiorentini basate su pregiudizi circa le inondazioni
della Chiana. Ottenne infine un ulteriore abbassamento della Chiusa
dei Monaci, il prolungamento del Canale Maestro della Chiana assegnandoli,
negli ultimi dieci chilometri un andamento rettilineo e una nuova
inalveazione di torrenti Chiani e Foenna oltre al già citato
Salarco.
Negli anni "30 dell' Ottocento, la Val di Chiana
era così descritta:
<< E già la valle in pochi anni cambiò
aspetto: il vasto alveo palustre dai fetidi ristagni è
ora ridente di ricche messi e di vigne: la riconquistata salubrità
del clima ha ridonato agli abitanti l'antico vigore, e la copia
delle raccolte fa loro gustare i comodi della vita. Questa valle......
sarà perenne monumento di regia munificenza per gli Ottimi
Principi che ne decretarono la prosperità >>.