LA BONIFICA MEDICEA E L' APPODERAMENTO DELLA CHIANA
La palude copriva ancora, a metà del '500, oltre 11.000 ettari di terreno di cui 8.800 nella Chiana
toscana. E' da questo periodo che comincia l'opera costante di
prosciugamento dopo che la Comunità di Foiano (1525) e poi
quella di Castiglione (1532) hanno ceduto i propri territori
allagati a membri della famiglia Medici, che ne faranno il primo
nucleo delle future fattorie granducali. La parte della palude
nelle vicinanze di Creti fu bonificata già dal 1549
dall'idraulico Vincenzo Vagnotti (di cui ancora oggi
porta il nome) per ordine di Cosimo de' Medici il Grande,
che trasformò in realtà l'auspicio e il progetto del
congiunto Giulio de' Medici, che aveva acquistato nel
1533 la parte di palude posseduta dal comune di Cortona,
obbligandosi ad assiccarlo a sue spese, ma morì nel 1534
mancandogli il tempo di porre mano all'opera.
Le condizioni dell'acquisto - che poi non
verranno rispettate - sono quelle di pagare un tanto per ogni
"staioro" di terreno prosciugato e di consentire
annualmente il pascolo gratuito dopo i raccolti.
Ad orientare definitivamente le sorti della
valle verso un destino agricolo contribuisce il raggiungimento
dell'unità politica della Chiana toscana con l'annessione di
Siena allo Stato Fiorentino dopo la rotta di Marsciano (1554): da
questo momento l'unica frontiera rimarrà quella dello Stato
Pontificio, che segnerà una divisione politica e soprattutto
idraulica e finirà per coincidere, salvo qualche controversia
marginale, con lo spartiacque artificiale fra Tevere ed Arno.
Per qualche decennio la storia della Valle
registra la presenza di un banditismo di frontiera, poi il
successo della bonifica sociale è affidato alla bonifica
idraulica. Da una perizia commissionata nel 1551 da Cosimo dei
Medici a A.B. Ricasoli (corredata da una
pianta della Chiana che è considerata la più importante dopo
quella di Leonardo) e da altre carte quasi coeve si apprende che
le acque muovevano in direzione S dall'altezza del porto di
Brolio (NE di Foiano) erano ferme da qui al porto di Pigli (N di
Montecchio), donde per i lavori da poco eseguiti scendevano a N
verso l'Arno.
L'osservazione della cartina del Ricasoli,
permette di stabilire che ben undicimila ettari (quasi un decimo
della Valle) a partire dalla Pieve al Toppo, a Foiano (della
Chiana), Torrita di Siena, Montepulciano e Chiusi, erano coperte
da acque stagnanti e quindi improduttivi.
Divenuto granduca di Toscana e interessato
personalmente alla bonifica di quei territori da cui avrebbe
ricavato per sé come proprietario fondiario o per Firenze (non
vi era distinzione precisa tra patrimonio privato del granduca e
beni pubblici) cospicue derrate di grano e cereali, Cosimo I
ordinò che l'escavazione del grande collettore già in funzione
nella piana di Arezzo proseguisse dal Porto di Pigli verso S e ne
affidò la direzione dei lavori proprio al già citato Ing.
Ricasoli (1551). In pochi anni il collettore, che prese il nome
di canale "Maestro della Chiana" raggiunse l'altezza
dei porti di Cortona (vicino Foiano) facendo così arretrare lo
spartiacque a circa metà della valle.
Da qui al ponte di Valiano le acque erano
ancora stagnanti espandendosi per parecchi km dall' alveo
naturale alle plaghe adiacenti; intorno al porto di Brolio
formavano un lago, un altro permaneva a Lega a N di Montecchio,
entrambi poi prosciugati.
Con Ferdinando I° de'
MEDICI - secondo successore di Cosimo I° - iniziarono in modo
sistematico i lavori di bonifica della valle così
sintetizzabili:
a) le acque della Chiana si versano in Arno a
partire da Foiano, mentre defluiscono nel Tevere quelle a sud di
Valiano (siamo nel 1591);
b) le acque della Chiana che vanno verso l'Arno
partono ancora più a sud, dal lago di Montepulciano (1599).
Nel corso di cinquanta anni si ebbe così uno
spostamento dello spartiacque verso sud, dovuto alla inalveazione
di alcuni torrenti ed al naturale movimento del terreno. Ed è
proprio su questo terreno bonificato che vennero costruite le
prime grandi fattorie della valle e le vie di comunicazione
interne, indispensabili per il trasporto dei materiali agricoli.
Nello stesso periodo i corsi dei torrenti Esse
e Foenna, che alluvionavano il bacino di NO fino a Serre di
Rapolano e Monte San Savino, e al centro i fondali di Sinalunga,
Bettolle, Torrita, furono convogliati nel tratto dei canale già
conosciuto e invertendo la loro direzione, indotti a defluire
verso N.
Per far ciò era indispensabile abbassare la
" Chiusa dei Monaci " in prossimità di Arezzo,
operazione questa, osteggiata dai fiorentini, timorosi che l'Arno
e quindi Firenze, potessero subire le conseguenze degli eccessi
d'acqua, scaricati dalla Chiana.
Il livello di caduta del canale Maestro restava
insufficiente a permettere di trasporto delle acque (meno di 3 m
in 20 km) inoltre, onde evitare che gli argini fossero travolti
dalle piene (dal 1547 al 1607 la Chiusa dei Monaci,
indispensabile regolatrore delle Chiane, venne devastata dieci
volte), furono approntate faticose opere di escavazione,
arginature e inalveazioni di torrenti sotto la direzione di
Gherardo Mechini.
Nel Seicento i lavori di bonifica ebbero una
stasi dovuti a contrasti di ordine tecnico, economico e politico.
Come Firenze, anche lo Stato Pontificio, confinante a sud della
Val di Chiana con il Granducato di Toscana, non era favorevole
alla esecuzione di quei lavori, per paura che la palude subisse
uno spostamento verso le terre dello Stato della Chiesa. Lo Stato Pontificio, nel cui territorio defluivano
ancora le acque della Chiana meridionale e dei suoi affluenti,
sollevò il problema forse in seguito all' inondazione di Roma
del 1598; e nell'anno 1600 fu raggiunto un accordo con il
granducato per la costruzione di un argine di sbarramento sul
torrente Astrone prima della sua confluenza nel torrente Chiani:
di tale argine detto Clementino dal nome del pontefice
allora regnante, restano tracce visibili presso il mulino di
Buterone, nelle vicinanze del muro romano fatto innalzare da
Nerone.

Tali lavori non furono
accolti favorevolmente nel versante toscano e infatti
provocarono l' innalzamento delle acque della Chiana fino
a sommergere parzialmente la torre di Beccati Questo che
come risulta da alcuni rilievi ancora nel 1789 era
circondata dalle acque.
Persistendo la crisi
economica che aveva colpito il granducato, per buona
parte del sec. XVIII la bonifica subì un rallentamento
e, in certe zone, si ebbero effetti regressivi dovuti
allo straripamento dei torrenti. Lo spartiacque si
stabilizzò tra le paludi di Foiano e il ponte di
Valiano. In una carta del 1640 del
disegnatore francese Sanson, la Valdichiana è ancora
rappresentata come una lunga regione paludosa che si
distende da Arezzo fino oltre Chiusi e la cui bonifica
appare quasi irrealizzabile (si vedano i pareri di
Galileo e Torricelli).
L'unico intervento degno di nota di quegli
anni fu la decisione di dare inizio nel 1653 ad opere di
allargamento e approfondimento del canale Maestro onde
scongiurarne l' interramento. In questi anni (1664) si ha la
firma di una nuova Concordia tra il governo granducale e
la corte pontificia che stabiliva una serie coordinata di
interventi al fine di regolamentare le acque di confine, per l'
esattezza quelle comprese tra i Chiari di Chiusi e di Città
della Pieve. Alla Concordia era legata una pianta dell'
area interessata con indicazioni idrografiche e planimetriche
oltre a annotazioni sugli insediamenti posti ai margini delle
zone paludose.
Le opere di bonifica ripresero negli ultimi
decenni del granducato mediceo, e continuarono durante il periodo
transitorio della "reggenza".
In questo periodo le disposizioni di Francesco
Stefano di affittare le fattorie di sua proprietà e di
incaricare gli affittuari a svolgere i lavori necessari per la
bonifica, non ebbero effetti positivi poiché questi si
preoccuparono, sopratutto, di capitalizzare l' abbuono che veniva
loro riconosciuto anziché operare seriamente per fare i lavori
necessari.
Tra le due diverse tendenze, quella dell'essiccazione mediante canali di scolo già attuata dagli Etruschi
e dai Romani (ora suggerita dal matematico e ingegnere gesuita
Leonardo Ximenes) e quella alluvionale con il sistema detto delle
colmate ideato da Leonardo e già sperimentato da Gherardo
Mechini alla fine del Cinquecento, prevalse quest'ultima.
In vaste aree arginate venivano convogliate le
acque di torrenti e reglie a depositarvi i limi e i detriti che
trasportavano al fine di sollevarne il fondo e di restituire al
canale Maestro acque chiarificate. Sotto la direzione dell' ing.
fiorentino Giuliano Ciaccheri a partire dal 1691 venne disposta
la colmata del torrente Parce nelle vicinanze del Passo della
Querce, deviato il corso del torrente Astrone lungo le colline ad
O di Chiusi, approfondito il torrente Foenna ed effettuate altre
colmate ai Paglieti, nella piana di Torrita e nel cortonese. Si
calcola che nel periodo 1703-1736 le colmate sottrassero alla
palude quasi 4000 ha di terreni coltivabili.
Nel frattempo nel 1718 in
un convegno a Città della Pieve, si era definito
ufficialmente ed una volta per tutte, presso Chiusi lo
spartiacque tra la Chiana tributaria del Tevere e quella
tributaria dell'Arno (più tardi nel 1780 si arriverà
alla stipula di un Concordato che prevedeva tra l'altro la costruzione dell'argine di separazione in
corrispondenza di detto spartiacque). Nel 1723 a S di
Valiano, di traverso al corso della Chiana fu innalzato
un "callone di scolo ",
mentre un' altra diga regolabile detta "Callone di
Campo alla Volta" fu costruita poco a S di Chiusi in
territorio pontificio nel 1741. Nel
1737 alla morte dell'ultimo granduca mediceo Gian
Gastone il governo fu affidato in reggenza al principe di
Craon.
Questi e il suo consigliere conte di Richecourt
trovarono una situazione economica disastrata dalla caoticità
delle ultime amministrazioni medicee. Per quanto riguardava la
Valdichiana, oltre ad essere vietato il libero commercio dei
grani ed i prezzi stabiliti sulla base di leggi annonarie
superate, i beni della corona, dell'Ordine dei Cavalieri di
Santo Stefano e del clero godevano di completa esenzione fiscale,
la proprietà fondiaria era soggetta a manomorte ed altre
restrizioni che ne impedivano la commerciabilità. In questa
situazione i lavori di bonifica non fecero significativi
progressi, mentre più importanti furono le misure di politica
economica adottate dai nuovi governanti.
Tuttavia anche in questo periodo si
realizzarono interventi di bonifica non solo idraulica, come la
razionalizzazione della gestione di 120 canali, fiumi, torrenti,
reglie (o, come si diceva, capi d'acque) che sboccavano nella
Chiana, ma economico e sociale con la costruzione di nuove
abitazioni a fronte di una crescente popolazione contadina che
poteva giovarsi di campagne rese salubri e di terreni
particolarmente fertili. Tutto ciò suole indicarsi con il
termine "appoderamento della Chiana", e consistette
nella creazione delle famose dieci fattorie. In effetti esso era
già un fatto compiuto nell'anno 1736 in concomitanza con lo
spegnersi della dinastia dei Medici.
Come vedremo la bonifica verrà portata a
definitivo compimento dal granduca Pietro Leopoldo I di Lorena,
nonché da Ferdinando III e Leopoldo II detto Canapone, tra la
seconda metà del 1700 e la prima del 1800.