GLI STUDI DI LEONARDO, GALILEO E TORRICELLI
Leonardo nel 1502, su interessamento del duca Valentino (Cesare Borgia), ebbe l'incarico di progettare una sistemazione idraulica della regione. Pare che fosse piuttosto scettico sulla possibilità di bonificarla, ma che avesse vagheggiato l' ipotesi della costruzione di un canale navigabile per il trasporto delle persone e delle cose. Infatti, le mappe che eseguì erano funzionali all'ipotesi di un canale navigabile attraverso il bacino dell'Arno fino a Pisa che comprendesse anche le acque del Trasimeno.
Il livello medio del lago era di poco superiore (259
s.l.m.) e quelle della Chiana (253 s.l.m.) e la Val di Chiana
avrebbe funzionato da bacino di compenso allo scopo di mantenere
l'acqua costante nell'Arno. Il progetto leonardesco, primo studio
organico di un vasto piano di bonifica del territorio toscano,
non ebbe fortuna a causa dell' opposizione pisana.
La celebre mappa riprodotta in figura fu disegnata
da Leonardo negli anni 1502-1503 (e a questo scopo si era recato
nel 1502 in Val di Chiana al seguito di Vitellozzo Vitelli) ed
è stata ritrovata solo nel 1865; è conservata a
Londra nella Biblioteca Reale di Windsor (dove è, tra l'
altro, scampata all' incendio del 1992).
La celebre veduta a "volo d'uccello"
della Valdichiana di Leonardo da Vinci (1503), Windsor Castle,
Royal Library al n. 12278
Dal disegno si ricava che il fondovalle del bacino
era quasi completamente inondato e che solo nel tratto dal porto
di Pigli allo sbocco all'Arno (circa 14 km) la Chiana aveva regolare
corso di canale.
A S le paludi si estendevano con due espandimenti, uno a O in corrispondenza della foce del Foenna, l' altro a E verso Montecchio nei pressi di Castiglion Fiorentino. Le paludi si estendevano quasi ininterrottamente verso S, ove venivano dette "chiarine", fino ai territori dello Stato Pontificio, consentendo due soli passaggi stabili, al ponte di Valiano e a quello di Chiusi. In pratica la situazione idrografica aveva un assetto
regolare solo dallo sbocco nell' Arno fino alla Pieve al Toppo
(sulla strada Siena - Arezzo), mentre da quest'ultima località
fino a Chiusi, si estendeva una intricata palude.
Nonostante che il progetto leonardesco sia stato
ben al di sopra della realtà dei tempi per poter avere
un'attuazione numerosi studi successivi hanno ipotizzato il collegamento
del lago Trasimeno al Canale Maestro della Chiana; ad esempio
nel 1920 il Sindacato Fiorentino per le Centrali Idroelettriche
contemplava come ipotesi di maggior impegno quella del collegamento
dei tre laghi per avere un aumento e una maggiore costanza della
portata d'acqua in Arno. Il fatto, poi, che non ne venga consigliata
l'attuazione per la sua dispendiosità non inficia la sostanziale
razionalità dell'ipotesi di Leonardo.
Passiamo ora al pensiero di Galileo Galilei
e di Evangelista Torricelli: a questo proposito riportiamo
quanto scritto da E. Reclus "Dante e gli altri scrittori
d'Italia ne parlano come di un luogo maledetto; la rondine stessa
non osava avventurarsi nella sua fatale atmosfera. Invano gli
abitanti avevano tentato di prosciugare il suolo scavando canali
di scarico; l'orizzontalità della estesa piana rendeva
illusorio ogni lavoro di risanamento. L'illustre Galileo, consultato
sulle misure da prendere, dichiarò che il male era irreparabile:
secondo lui non vi era niente da fare. Torricelli riconobbe che
sarebbe stato possibile utilizzare le forze dei torrenti per dare
alla vallata la pendenza che le mancava e facilitare così
lo scolo delle acque; ma mai mise mano all'opera. Le discussioni
tra i due stati limitrofi, Roma e Firenze, non permettevano d'
altronde che il corso delle acque della Chiana fosse rettificato.
Ciascuno dei due governi voleva che le acque torrenziali fossero
riversate sul territorio del vicino". Pare, addirittura,
che Evangelista Torricelli fosse giunto a paventare un' inondazione
di Firenze qualora le acque chianine fossero state interamente
riversate in Arno. All'opposizione del Torricelli si deve anche
l'abbandono del progetto di "disseccamento" totale
della Chiana, commissionato dai fiorentini nel 1635 al castiglionse
Enea Gaci, in cui si proponeva sia di scavare ulteriormente il
canale Maestro in modo da aumentarne la capacità di deflusso
nonché di abbattere la Chiusa dei Monaci.
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