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Home » Territorio » La Bonifica


GLI INTERVENTI MEDIEVALI E LA SITUAZIONE ANTECEDENTE ALL' EGEMONIA MEDICEA SULLA TOSCANA

Alla fine del '200 si hanno i primi documenti di "interventi" sulla Chiana, che non hanno nulla a che fare con la lotta all' impaludamento e alla bonifica. A dire il vero isolati tentativi di bonifica furono effettuati nei secoli X-XIII ad opera di monaci, come risulta dai documenti dell'epoca. Intorno ai monasteri e cenobi eremitici, comunità monastiche, con i loro scarsi mezzi, tentarono una paziente opera di canalizzazione e di bonifica. Questi religiosi furono definiti da alcune fonti come "i monaci delle valli e delle paludi". Ma le lotte fra Guelfi e Ghibellini e i conseguenti saccheggi e devastazioni distrussero, in breve tempo, i benefici frutti di quel paziente lavoro monacale.

Le colline del Chiuso (tra Cortona, Valiano e Foiano) , per la posizione strategica, erano in antico munite di castelli e dotate, sebbene rudimentalmente, di porti per l' approdo di barche in servizio sulla Chiana.

Rimane oggi la denominazione de "Il porto" a Farneta, a Cignano, Fasciano, Bettolle, Creti, Foiano e Cesa. Il porto di Farneta è dirimpettaio del Porto di Foiano della Chiana, ov' è attualmente, il Cimitero Inglese della seconda guerra mondiale. Al riguardo gli Statutari Cortonesi nel 1325, deliberarono "tre navi nuove per i porti di Fasciano, di Foiano e di Creti, e questa di Creti lunga 42 piedi e larga 25". Deliberarono pure che "per le navi di Fasciano e di Foiano fosse chiesto il concorso rispettivamente di Montepulciano e Foiano. La spesa dei restauri al porto di Fasciano gravasse gli abitanti tra la Mùcchia e la Chiana"(Lo Statuto di Cortona dell' anno 1325).

Dagli statuti del comune di Montepulciano del 1337 a proposito della navigazione della Chiana ricaviamo:

<<Chiunque avrà rubato, affondato, rotto o danneggiato una nave o una caravella del comune che si trovi in qualche porto o corso d' acqua della Chiana da Chiusi a Torrita, sia punito e condannato dal podestà a 200 lire di multa e a rifondere la nave o caravella. [...] >>

E a proposito della pesca:

<< Chiunque sarà trovato a pescare nelle acque della Chiana sotto la giurisdizione della città di Montepulciano, che non sia concessionario o subconcessionario del comune, sia condannato dal signor sindaco a 100 soldi di multa. Il signor sindaco dai concessionari e da quanti pescano in queste acque dovrà avere dei fidejussori e il giuramento che porteranno i pesci presi in queste acque nella città di Montepulciano, sicchè ivi vi sia abbondanza di pesci e facilità di approvigionarsene, sulla base degli accordi presi con il comune. E non dovranno portare i pesci, per conto loro e di altri, fuori del distrett odi Montepulciano, in contrasto con i suddetti accordi e sotto le pene citate da comminarsi a chi contravviene dal sindaco. Ogni pescivendolo dovrà quindi portare ogni e qualunque pesce, che introdurrà nella città di Montepulciano, nella piazza del comune, per venderli tutti e senza toglierne alcuna parte, e non riporterà a casa o altrove per venderlo alcun pesce, e non si allontanerà da questa piazza se non dopo che tutti sono stati venduti, sotto la pena suddetta da comminare a chi contravviene dal sindaco. [...] Nella città di Montepulciano nei mesi di giugno, luglio, e agosto nessuno venda pesci della Chiana in piazza o altrove, se non dal mattino fino all' ora terza, sotto pena di 10 soldi di multa a chi contravviene da comminare dal sindaco. E in più chiunque potrà impunemente portar via i pesci a un tale contravventore. Quanto detto non vale per il pesce secco o salato. I pescivendoli dovranno spazzare, pulire e lavare i banchi, sopra e sotto e intorno, e vendere i pesci. [...] >>

Comunque, di quel periodo, oltre alla costruzione della Chiusa dei Monaci (a Nord di Arezzo), una pescaia avente lo scopo di regolare il deflusso verso l' Arno e quindi verso Firenze (intorno al 1151), sono ricordati il porto e un ponte a Valiano (1288), una convenzione per la navigazione fra Foiano e Castiglione (oggi Fiorentino) (1338) e nel 1333 i lavori dello Stato senese per la confluenza della Foenna nella Chiana.

Tutti interventi, per quanto minimi, che hanno per oggetto la manutenzione e l' uso del bacino, ma non il suo prosciugamento.

Nel 1338 il governo aretino deliberò di avviare un tentativo di bonifica dei territori tra Pieve al Toppo e Ponte alla Nave facendo defluire nell'Arno le acque che vi ristagnavano mediante l' escavazione del cosiddetto fossatum novum e cioè di un fosso longitudinale lungo non più di 4 miglia (circa 6 km) e l' abbassamento di circa 6 m della soglia della Chiusa dei Monaci. Circa un secolo dopo nel 1446 la manutenzione delle opere idrauliche viene affidata al <<Magistrato dei Sei di Arezzo>>.

Da questo parziale intervento, su cui si fonderà la bonifica mediceo-lorenese, dovranno trascorrere circa 200 anni prima che il corso della Chiana sia invertito per metà del bacino e altrettanti prima che sia volto interamente verso Nord.

Alle oggettive difficoltà idrofisiche si sommavano quelle politico-economiche ; infatti nello scenario politico territoriale dell' epoca era infatti impensabile la possibilità di un accordo tra i governi senese e fiorentino e tra questi e lo Stato pontificio nei cui territori le acque sconfinavano a sud. Per Chiusi l' esistenza di un' area lacustre intorno alla città rappresentava una difesa naturale (da Perugia, Orvieto e dalle scorrerie armate) oltre che un cespite per le popolazioni rivierasche, donde le resistenze fatte valere attraverso Siena fino al sec. XVI contro un progetto di prosciugamento. Già dal 1444 si ha notizia di una cerimonia detta "lo sposalizio delle Chiane" che la città celebrava ogni anno sul suo lago prendendone possesso corporale e suggellandolo con un anello di argento dorato (usanza che seppure modificata, esiste tuttora).

Una certa opposizione ai provvedimenti di bonifica fu sempre esercitata dalle popolazioni stanziate in prossimità della Chiana le quali scorgevano in questa operazione l' interesse specifico dei proprietari dei fondi, mentre sarebbero venuti a cessare alcuni introiti tradizionali (caccia, pesca, torbe di concime, prodotti vegetali, pascolo, traghetti e piccola navigazione) che si integravano alla misera economia di quelle comunità. In sostanza, una bonifica generale non fu realizzabile se non quando tutti i territori vallivi vennero unificati sotto i Medici che si assunsero i costi dell' impresa dietro cessione delle terre prosciugate e di censi annuali di grano. Tuttavia, una bonifica parziale dei terreni fiorentini era nei piani dei governanti di Firenze ancor prima dell' annessione di quelli senesi. Infatti già nel 1492 lo Stato Pontificio e i fiorentini avevano discusso progetti di prosciugamento riscontrando l' opposizione del terzo stato interessato cioè Siena, che intendeva in questo modo salvaguardare i già citati interessi di Chiusi.