GLI INTERVENTI ETRUSCHI E ROMANI E IL SUCCESSIVO
IMPALUDAMENTO
La Val di Chiana è un solco vallivo lungo
un centinaio di chilometri, fra la conca di Arezzo e la Valle
del Paglia, affluente del Tevere a sud. E' limitata ad Est e ad
Ovest da rilievi collinari e montuosi. L' attuale fondovalle fu
percorso fin dall' epoca quaternaria e fino all' inizio dell'
età storica in tutta la sua lunghezza da un alveo naturale
che riceveva le acque fluviali provenienti dal Casentino e quelle
di numerosi torrenti laterali (Foenna, Esse di Foiano, Mùcchia,
Vingone, Esse di Cortona, Salarco, Salcheto, Parce, Mònaco
e altri) determinanti un esteso impaludamento.
Si crede che gli Etruschi nel secolo IV a. C. siano
stati i primi ad interessarsi al suo regime idraulico al fine
di prosciugare i terreni alluvionati e renderli coltivabili. A
NO di Arezzo, secondo alcuni, sarebbero stati gli autori del "taglio"
della goletta di Chiani e dello stretto di Monte Sopra Rondine,
invertendo il corso dell'Arno verso l'attuale Valdarno superiore
e liberando la Val di Chiana dalle acque casentinesi. A S di Chiusi
avrebbero scavato un fosso volgendo le acque della Chiana nel
Paglia da cui affluivano al Tevere all'epoca navigabile fino
a Roma. Grazie a questi accorgimenti la valle si sarebbe mantenuta
a lungo fertile e abitabile; quando vi giunsero i romani perfezionarono
i lavori facendo erigere sul Clanis delle pescaie sorrette
da muraglioni con l' intento di rendere la stessa più salubre
e pescosa.
E così infatti la descrivono le fonti classiche
(Plinio il Vecchio, III, 54; Tacito, I, 79; Strabone, V, 225 ss.).Negli
Annali Tacito riferisce che fin dall' anno 15, sotto Tiberio,
il progetto di invertire il corso delle acque a sèguito
di alcune alluvioni che avevano procurato preoccupanti inondazioni
a Roma non ottenne l' approvazione del senato romano per l' opposizione
di Florentia che temeva tale provvedimento potesse recar
danno alla città.
Una diga fu in effetti innalzata presso Carnaiola (a Sud di Città della Pieve) per ordine dell' imperatore Nerone nell' anno 65. Durante tutta l' epoca romana le acque vennero ben governate permanendo solo al centro del solco vallivo una plaga paludosa che si restringeva in alcuni passi, come Foiano (porti di Cortona, Valiano e Chiusi, su cui veniva gettato un ponte. Con il collasso dell' organizzazione politica dell' impero si ebbe anche la paralisi della gestione e manutenzione del suolo e del sistema di regimazione delle acque come era stato impostato dagli agronomi etruschi e perfezionato in età romana nel quadro di un processo di colonizzazione che aveva coinvolto l'intera valle. Le paludi ripresero il sopravvento.
Le acque provenienti dall'aretino continuando infatti
a defluire in direzione del Tevere a mezzo del canale denominato
<< clanis >>, da cui il nome <<chiana>>,
con una pendenza limitata, ricevevano dagli affluenti grosse quantità
di materiale intrasportabile che finivano con il determinare l'
impaludamento di tutta la zona.
Si ignora la data precisa, ma certo intorno al sec.
XIII la pianura è di nuovo impaludata ad opera di un progressivo
interrimento del fondo provocato da turbe alluvionali scaricate
dai torrenti.
Il tracciato Adrianeo della Cassia viene di fatto
abbandonato e la valle appare luogo desolato e malsano.Non va
però dimenticato che lo specchio d' acqua era anche una
risorsa economica, e una fonte di sussistenza: intorno ad esso
si era formato un sistema di insediamenti legato a questo grande
bacino interno, esteso per cinquanta chilometri da nord a sud
con un ampia protuberanza nella zona intermedia, fra Brolio e
Montecchio.
A partire dal secolo IX, i governanti aretini prima
e quelli della della Repubblica fiorentina poi, decisero di liberare
dalle acque ( e conquistare così nuove terre alle coltivazioni
), costruendo un fosso <<maestro>> nella parte Nord
del territorio.